Ecco i tre finalisti del premio al miglior autore della fotografia del cinema italiano dell’ultima stagione. Il Quarzo di Spilimbergo verrà assegnato  nel corso della serata finale del festival.

 

DARIA D’ANTONIO per È STATA LA MANO DI DIO

di Paolo Sorrentino con Filippo Scotti, Toni Servillo, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri – Genere: Drammatico/Biografico Durata: 130 min – Italia, 2021

Fabio è uno dei tre figli di Saverio e Maria, coppia della buona borghesia napoletana, circondata da vicini, parenti e amici che condividono allegria e problemi famigliari. Il ragazzo avrà l’occasione di vivere uno dei sogni più grandi degli amanti del calcio, quando giunge nella sua città il goleador Diego Maradona, ma a questa grande gioia si accompagnerà una tragedia inaspettata, che sconvolgerà la sua vita.

Un amarcord che diverte, omaggia i maestri e ricostruisce con il consueto stile la genesi artistica ed emotiva di Sorrentino.

 

MICHELE D’ATTANASIO per FREAKS OUT

di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto – Genere: Drammatico Durata: 141 min – Italia, 2021

Siamo nel 1943, a Roma, proprio nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale e nell’anno in cui la Capitale è scenario di bombardamenti tra nazisti e Alleati. Quatto amici circensi, che sono quasi come fratelli, si ritrovano improvvisamente senza quello che avevano prima, un circo che era sinonimo di famiglia e sicurezza.

Un film storico che spazza via la monotonia, re-incanta il mondo attraverso l’eroismo e conferma Mainetti come il mago di Oz del cinema italiano.

 

MITJA LICEN per PICCOLO CORPO

di Laura Samani con Celeste Cescutti, Ondina Quadri, Marco Geromin – Genere: Drammatico Durata: 93 min – Italia, 2021

Agli inizi del ’900, Agata, una giovane ragazza di quindici anni, dà alla luce una bambina morta. Secondo la tradizio- ne cattolica, la bambina nata senza respiro, non può essere battezzata e la sua anima è destinata a rimanere in un Limbo. Agata così, con la speranza di donare pace alla sua piccola senza nome, intraprendere un rischioso viaggio alla ricerca del santuario dove dicono possano riportare in vita, giusto il tempo di un respiro, bambini nati morti, per dare loro la possibilità di essere battezzati. Un dramma ancestrale ed evocativo sull’elaborazione del lutto

 

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