FATA MORGANA di Chiara Caselli

Sei foto che rappresentano un continuum di trattenuta luminosità, una variazione cromatica impalpabile per descrivere la magia della lupa (come viene chiamato questo fenomeno dagli abitanti dell’isola di Ginostra, luogo da cui provengono gli scatti) ovvero la nebbia di luce che con una sorta di abbraccio dell’orizzonte disorienta l’osservatore. Il video induce a pensare a ciò che non si vede e non appare in esso. Tutto ciò che manca sono le aspettative e le esperienze del mare dello spettatore che, però, vengono evocate alla sua mente dopo una breve riflessione sulle foto.

Ecco allora che, forse, è proprio questo che può piacere di questi scatti: la loro apparente non pregnanza, che permette alla mente di creare una sua immagine, una sua storia del e sul mare e di soffermarsi così sulle proprie sensazioni senza i condizionamenti presi in prestito da qualcun altro.

E’ lo spettatore che, allora, diventa artista? Queste immagini sono il contrario del tutto e subito: non hanno uno stacco emotivo che fa sobbalzare come molte fotografie e/o scene filmiche che tendono a sconvolgere e a impressionare, ma che rimangono in superficie. Queste permangono in quel continuum di luminosità che evidenzia la bellezza nella normalità e l’intensità della temporalità.