Presentato a Spilimbergo il volume che celebra il decennale del festival Le Giornate della Luce, tra memoria, mestieri e passione per l’immagine. Ospite d’onore la costumista Nanà Cecchi.
Sabato 31 maggio, presso Palazzo La Loggia a Spilimbergo, si è tenuta la presentazione del volume Luce e artigianato – Dieci anni di arte della fotografia e dei mestieri del cinema. Alla presenza del sindaco di Spilimbergo Enrico Sarcinelli e di Silvano Pascolo, presidente dell’Unione Artigiani – Confartigianato Imprese, i direttori di Le Giornate della Luce Gloria De Antoni e Donato Guerra, accompagnati dal curatore del volume Luca Pacilio, hanno illustrato i contenuti della pubblicazione commissionata dall’Unione Artigiani Pordenone che racconta e celebra una manifestazione che da ormai un decennio omaggia gli autori della fotografia cinematografica e le eccellenze artigiane della Settima Arte. È stata l’occasione per ricordare al numeroso pubblico presente quanto questo festival diffuso abbia promosso in questi anni l’incontro tra studenti, appassionati e professionisti del cinema, creando uno spazio di confronto e scambio. Il volume ripercorre la storia di Le Giornate della Luce attraverso dieci capitoli, ognuno dedicato a un’edizione: masterclass, incontri, ospiti, premi. Al centro, le persone che lavorano nel cinema, non solo dietro la macchina da presa, ma anche dietro le quinte: accanto ai direttori della fotografia, a cui il festival è principalmente dedicato, trovano infatti spazio le voci di costumisti, scenografi, truccatori e artigiani dell’effettistica, professionisti che con competenza tecnica e sensibilità visiva contribuiscono a costruire l’immaginario cinematografico. Le loro testimonianze, raccolte nel volume, restituiscono un racconto del cinema fatto di gesti, materiali, dettagli e passione.
Ospite d’onore della serata la costumista Nanà Cecchi, che aveva ricevuto il premio Controluce della Confartigianato nel 2022 e che, dopo aver letto il contributo che ha regalato al testo, ha conversato con i presenti ripercorrendo le tappe di una carriera che si è divisa tra cinema e teatro, con una predilezione per il melodramma e occasionali esplorazioni nel campo della scenografia. Attraverso la proiezione dei suoi bozzetti e dei disegni tecnici, Cecchi ha dato conto del suo approccio a un mestiere e a un’arte in cui fondamentale è lo studio delle fonti iconografiche e la precisione del tratto e in cui il contributo dei maestri artigiani è fondamentale.